Ringraziando Sensoinverso per la segnalazione, Cronache da Thule vi propone qui l’articolo firmato da Giuseppe Culicchia sulla situazione attuale del mercato editoriale italiano, apparso su La Stampa del 25 Ottobre 2010.
Articolo per gran parte inevitabilmente amaro nel tono, che sottolinea come il suddetto mercato editoriale nostrano stia sempre più assomigliando, assurdamente, a quello immobiliare, e dove i libri ormai si misurano in termini di “redditività al metro quadro” più che di precipua bontà letteraria… E altrettanto assurda è l’evidenza di quanto stanno combinando i grandi megastore citati da Culicchia nell’articolo, spacciati dalle pubblicità mediatiche come fondamentali presidi culturali ma in realtà, ragionando con quel metro di giudizio “edile” appena citato, divenuti agenti inquinanti della coscienza culturale diffusa – ad esempio attraverso il meccanismo dello sconto, che i piccoli editori di qualità non si possono permettere e che dai grandi gruppi viene utilizzato per ingolfare i punti vendita (e i comodini di molti lettori poco attenti) di libri di scarsissima qualità perché scritti per generare guadagno, non cultura letteraria… Pure loro, quei luccicanti megastore, si stanno tirando una gran zappata sui piedi, fingono di non saperlo ma lo sanno bene e infatti, piuttosto ipocritamente, stanno cercando di arraffare più guadagno possibile, prima che anche quella minoranza di lettori più o meno forti diventi sempre più esigua e sparisca poi del tutto, soffocata nell’omicidio/suicidio del mercato editoriale italiano…
La cultura, appunto: in Italia è ormai dominante (e pure ufficializzata a livello governativo) la regola per la quale “la gente non mangia cultura”… Culicchia ha ragione: bisogna conquistare quei lettori “medi” che potrebbero tranquillamente acquistare qualche buon libro in più, ma farlo qui, in Italia, equivale ormai a combattere una sorta di guerra contro un nemico che pretende la più funzionale ignoranza per preservare la propria forza, regalando in cambio spensieratezza antidolorifica a palate, soprattutto mediatica – quando invece, non a caso, di buona cultura in TV se ne vede ben poca, a parte qualche raro caso…
Beh, se solo quei lettori comprendessero che oggi, in Italia, leggere libri è una delle attività più anticonformistiche che si possano fare, un vero e proprio nuovo status symbol virtuoso capace di distinguere l’individuo cool da quello rozzamente rincoglionito da troppa fuffa mediatica!
Fate voi: tenete conto che quasi 2/3 degli italiani non leggono nemmeno un libro all’anno, poi guardatevi intorno e constatate lo stato comatoso generale in cui giace la società italiana: non trovate che sia opportuno leggere un po’ di più?
Cliccate sull’immagine qui sotto dell’articolo per leggerne la versione originale dal sito de La Stampa: