A “palle ferme”: Graziano Cecchini, “artista” o “pallista”*?

*: vista la sua, ad oggi, ultima performance
Mmmm, bene, proviamo a fare qualche considerazione – letteralmente a palle ferme, ovvero passate le disquisizioni a caldo e giacché molte di quelle che hanno saltellato sulla scalinata di Trinità dei Monti a Roma sono bell’e vendute su Ebay – su Graziano Cecchini, il sedicente “artista futurista” autore della già citata cascata di palle colorate e, prima, della colorazione in rosso dell’acqua della Fontana di Trevi…

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Foto tratta da http://magazine.excite.it/

Dunque, punto primo, mi sfugge ancora abbastanza cosa centri il futurismo con le azioni del Cecchini… Arrivo ad ipotizzare un accostamento a quanto postulava il movimento marinettiano circa la lotta all’immobilismo e a tutto quanto fosse emblema del passato – in tal caso rappresentato da due di più classici monumenti romani, il cui aspetto “immobile” il Cecchini ha voluto traviare, mutare in modo anche violento nella sua drasticità… Ma attendo eventuali ulteriori delucidazioni in merito, dall’autore o da chi per lui…
Punto secondo: «La mia è un’operazione artistica che va oltre la protesta – afferma – la scalinata non è stata assolutamente danneggiata e mai lo sarebbe stato. La mia è stata una performance per spiegare la dinamica del movimento e la bellezza del colore. Con tutto questo voglio evidenziare il fatto che in Italia siamo oltre l’emergenza: i rifiuti in Campania, i morti sul lavoro di Torino, la crisi economica del Paese, il Papa che non può andare all’università La Sapienza perché contestato dagli studenti. Siamo in una repubblica delle banane e in questo malaffare tutti hanno le loro responsabilità. Siccome reputo di essere un artista d’avanguardia ho voluto evidenziare questo malessere con il ’movimento’ di palle. Se ho sbagliato pagherò. D’altronde sono sempre stato molto pragmatico». Così dichiara Graziano Cecchini ai media, in un bel bailamme argomentante, a dirla tutta, un poco da bar, e che non spinge molto oltre la protesta, e pure piuttosto superficialotta, le sue azioni, come invece egli asserisce… Ma su una cosa ha ragione: nulla è stato danneggiato, non siamo davanti ad atti di vandalismo, e i tanti (soprattutto politici e amministratori pubblici vari, insieme ai tanti giornalisti-lecchini d’ordinanza) che hanno gridato alla “devastazione di preziosi tesori artistici” forse dovrebbero prima guardarsi in terra attorno a loro, e valutare quanto le proprie azioni non siano sovente assai più vandaliche di quelle in discussione…
Terza cosa, mettendo da parte ogni valutazione critica e prescindendo dal “programma artistico” dichiarato, un certo valore estetico il Cecchini l’ha conseguito: la Fontana di Trevi rossa era bizzarramente bella, idem le palline colorate rimbalzanti su Trinità dei Monti e finite in parte nella Fontana della Barcaccia; il trasformare improvvisamente ambiti solenni e immutabili in attrazioni per certi versi da parco giochi non ha certo causato disgusto e dispiacere quali prime suggestioni in chi abbia assistito ai gesti, ma sicuramente un istante di inopinato, smarrito e infantile divertimento, ovvero una “emozione” che non può che giovare all’atmosfera cittadina contemporanea di una grande città come Roma – e come qualsiasi altra, le cui normali quotidianità non mi pare in genere stimolino inducano felicità e appagamento…


Uno dei tanti video dell’azione a Trinità dei Monti presente su YouTube

Quarto, a fronte delle citate accuse e censure “istituzionali” (con susseguenti arresti e rilasci immediati, perché di reati, come detto, non ve ne sono), il Cecchini ha invece avuto un gran successo tra la gente comune: basta fare un giro sul web per leggere, in siti, blog ed anche su qualche media, di approvazioni spesso entusiastiche… Sincere? O se egli avesse colorato di rosso la vasca da bagno o riempito il soggiorno di casa di questi supporters, avrebbero reagito in altro modo?… In ogni caso, anche per quanto sopra esposto, non fatico a comprendere quegli entusiasmi, almeno dal punto di vista prettamente urbano-estetico…
Quinto, sia il Cecchini artista o meno, sicuramente è un furbone: probabilmente voleva notorietà e l’ha trovata, pare che l’azione di Trinità dei Monti sia stata sponsorizzata e, dunque, con spese coperte, ugualmente sembra non fosse segreta ma annunciata ad una adeguata troupe per ricavarne un bel reportage… Beh, ci siamo capiti – alla faccia di chissà quanti talenti, di innumerevoli nuovi De Chirico o Warhol che nessuno se li fila e i cui quadri marciscono in puzzolenti cantine o garage…
Insomma, per tirare le fila del discorso: se fossi uno di quelli atti a dibattere e giudicare ufficialmente d’arte e dintorni, definirei quella di Graziano Cecchini una bizzarra e non usuale forma di in-urban land art: un intervento temporaneo sul paesaggio urbano (in urban) tuttavia suscitante in molti immagini di mutazione negativa di esso (inurban), il tutto fondato su un pensiero – ammettiamo che ci sia – e non, solo secondariamente, su un piacere estetico – che però diventa primario nella percezione popolare, visto il contesto… Ma non sono un critico d’arte, e non ho titoli per giudicare accademicamente; se posso esprimere il mio pensiero – e farlo in maniera sinteticamente pratica: se l’arte è in primis comunicazione, è tale quella del Cecchini? ! Se l’arte è espressione creativa ed estetica, è tale quella del Cecchini? Ma , dai! Se l’arte è individuata dal significato che esprime, è tale quella del Cecchini? ! Se l’arte deve anche inevitabilmente riscontrare un certo pubblico consenso di sé per essere considerata tale, lo ha ottenuto quella del Cecchini? Beh, direi di … Totale (e opinione finale): nì+sì+nì+sì, al netto delle citate superficialità e di una certa innegabile “furbizia (mediatizzata)” del suo autore, per quanto mi riguarda non mi dispiacerà se Graziano Cecchini vorrà darci ulteriori prove (e sostegni) della sua “arte”, per far che su di essa i dubbi sul suo reale valore possano diradarsi…

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